mercoledì 25 aprile 2012

I colori dell’amore al Teatro de' Servi

C’è una magia che pervade il cittadino romano da ben 2765 anni, la magia del teatro! Pochi popoli – si posso contare sulla punta delle dita – hanno avuto una storia come la nostra, pochi popoli hanno avuto occasione di sognare, ridere e divertirsi all’interno di una sala, un’anfiteatro, un teatro; con la scusa di questi festeggiamenti e ricorrenze, quale miglior occasione per andare a vedere I colori dell’amore di Gianluca Crisafi?

Uno spettacolo moderno, vivo, compatibile con i giovani nell’era di Internet e quelli meno giovani, comunque in grado di rispecchiarsi in uno dei personaggi diretti da Davide Lepore. In scena al Teatro de’ Servi, è la storia di Adriano (Daniele Natali), un ragazzo che gli amici hanno soprannominato “Pongo” perché è modellabile a seconda delle ragazze di cui si innamora: le signorine lo trasformano e così, a seconda delle occasioni, lo si può vedere gironzolare con l’animo duro e po’ dark o pieno di vita e gioia, oppure divenire un seguace di Buddha. Ogni ragazza si ha il sospetto che possa essere l’ultima, quella con la quale si sposerà, e poi irremediabilmente i suoi due migliori amici, Daniele e Alberto interpretati rispettivamente da Gianluca Crisafi e Alessandro Budroni, dovranno consolarlo. A chi non è mai capitata una situazione simile?

I colori dell’amore è uno spettacolo dal titolo fortemente romantico, e non appena si scoprirà il significata della parola “colori” il sistema cerebrale dello spettatore inizierà a sprizzare fulmini e invidia verso la geniale idea che sta dietro questa commedia, idea che si potrà in seguito riutilizzare in privato, con la propria compagna, per trasformare qualcosa di banale e semplice in qualcosa di stupendo.
Lo spettacolo procede vigoroso per tutta la sua durata, e più si va avanti più ci si immedesima amando o odiando le compagne di Adriano. Le forti emozioni però sono tutt’altro che negative: infatti si ride al punto che a fine serata ci si ritrova a massaggiare gli addominali dolaranti ma comunque felici di una gioia che riscalda l’anima e fa bene al cuore.

Tra le interpretazioni spicca quella di Irma Carola Di Monte, attrice argentina che con il suo accento spagnolo e il suo spirito festoso è letteramente in grado di spezzare sia il cuore del protagonista che quello dello spettatore. I colori dell’amore, spettacolo che dunque merita d’esser visto, è comunque stato intepretato in maniera frizzante da tutti i suoi protagonisti, e le sbavature – poche – sono per di più dovute alla colonna sonora che in rare occasioni supera il livello della voce degli attori o al fatto che più di una volta lo spettatore ride così tanto per una battuta, che si perde la successiva.

I colori dell’amore
Di: Gianluca Crisafi
Regia: Davide Lepore
Con: Daniele Natali, Gianluca Crisafi, Alessandro Budroni, Irma Carolina Di Monte, Melissa Maccari, Perla Liberatori, Marta Altinier, Angela Brusa
Teatro de’ Servi
via del Mortaro, 22 – 00187 Roma
Dal 17 aprile al 6 maggio 2012
Dal martedì al venerdi ore 21:00, sabato ore 17:30 e 21:00, domenica ore 17:30

lunedì 2 aprile 2012

La Carmen di Bizet al teatro Don Bosco

Giorges Bizet morì tre mesi dopo la prima rappresentazione della Carmen; invece la sua opera, che inizialmente non ebbe successo, sopravvisse sino ad arrivare ai giorni nostri, forte e dirompente come la voce di un soprano. Tratta dalla novella di Prosper Mérimée, La Carmen di Bizet è divisa in quattro atti. La vicenda narrata è quella di Carmen, seducente donna che conquista prima Don Jose’ e poi Escamillo, portandoli a sfidarsi a duello per amore.
In generale, l’opera lirica potrebbe non attrarre le masse, ma è uno spettacolo da vedere almeno una volta nella vita, perché arricchisce non poco la personale formazione culturale. La Carmen al teatro Don Bosco vede sul palco 25 attori, sulla scena mai per caso, tutti con uno scopo ben preciso e un ruolo delineato. Tale rappresentazione di massa per certi aspetti ricorda l’ultimo film di Majewski, I colori della passione, dove 500 personaggi si muovono su uno sfondo immobile e allo spettatore spetta scegliere chi osservare.
Altrettanti sono i membri dell’orchestra guidata da Gian Marco Moncalieri,  che non supera mai la voce degli attori ma, anzi, la accompagna con diligenza e precisione. Da sottolineare la presenza di 14 bambini che animano lo spettacolo portando sorrisi e gioia sul palco. Con passo militare e voce squillante, i piccoli invadono il teatro Don Bosco, probabilmente l’unico teatro a Roma i cui prezzi per la lirica sono accessibili e la qualità di soprano, tenore, e baritono.
Per la regia di Antonio Nobili, i quattro atti della Carmen rivelano una coordinazione minuziosa, uno spettacolo ben coordinato che non sfigura di fronte ai nomi migliori della musica lirica, non solo italiana ma addirittura europea. La voce di Rita Sorbello (Carmen) colpisce per intensità, Alessio Magnaguagno (Escamillo) è bravissimo nel tenere le note, Fausta Ciceroni interpreta con maestria Micaela, la fidanzata di Don Jose’ e Matteo Sartini è un carismatico Don Jose’.
Gli spettatori, a fine rappresentazione elogiano con un applauso duraturo la bravura della compagnia Alfa Musicorum Convivium.
La Carmen di Bizet
Regia: Antonio Nobili
Diretto d’orchestra: Gian Marco Moncalieri
Interpreti: Rita Sorbello, Matteo Sartini, Fausta Ciceroni, Alessio Magnaguagno, Daniele Antonelli, Marco Ravalli, Silvio Riccardi, Salvatore Calandra, Barbara Azzarà, Donatella de Caro.
Teatro Don Bosco
Via Publio Valerio, 63 – Roma
Spettacoli:
21 marzo ore 18:00
23 marzo ore 10:00
24 marzo ore 21:00

lunedì 26 marzo 2012

Don Giovanni di Molière

È indubbio dire che Don Giovanni sia un personaggio entrato a far parte della cultura classica: dal 1600 a oggi innumerovoli sono state le versioni trasposte in pièce teatrali, e quella di Molière, seconda cronologicamente soltanto a quella di Tirso de Molina, è una delle più famose e quindi ricordate.
Nell’abbastanza fedele trasposizione realizzata dalla bravissima Manuela Kustermann, troviamo Don Giovanni completamente preso dalla ricerca di una nuova donzella da conquistare e poi, come spesso accade con le altre, da lasciare dopo qualche notte di passione, e magari dopo averle infilato un anello al dito. Ma la colpa non è sua, dice, quando incontra simili bellezze non importa che siano già state promesse a un uomo o a Dio, quello che conta è conquistarle!
Oltretutto il personaggio di Don Giovanni, interpretato dal fine Fabio Sartor, è davvero attuale nella sua visione del mondo assolutamente maschilista e nel suo non voler credere al soprannaturale, a Dio, neanche quando le ancore della sua vita verranno scardinate in maniera tale che potrebbe non più guardare al mondo allo stesso modo. All’opposto invece è Sganarello, interpretato da Manuela Kustermann, che nonostante sia una figura ambigua, con la sua fervente fede cercherà di portare il suo padrone sulla retta via, facendo discorsi precisi e diretti, per i quali rischia di esser punito, e che forse sono dalla morale un pochino eccessiva e pesante per lo spettatore medio che potrebbe stancarsi e perdere la concentrazione.
Don Giovanni di Molière risulta essere uno spettacolo ben realizzato, dalla scenenografia pulita e senza eccessi, che cambia giusto un poco grazie alle luci gestite da Valerio Geroldi e ai dipinti realizzati da Stefano Di Stasio.  Stona leggermente l’eccessivo uso del dialetto da parte di Petruccio e Carlotta, interpretati rispettivamente da Alberto Caramel e Luna Romani, ma per gli appassionati del personaggio di Don Giovanni lo spettacolo è comunque gratificante.

Don Giovanni di Molière
Di: Manuela Kustermann
Regia: Alberto Di Stasio
Interpreti: Manuela Kustermann, Fabio Sartor, Emanuela Ponzano, Massimo Fedele, Alberto Caramel, Luna Romani, Gloria Pomardi
In scena dal 7 al 25 marzo 2012
Dal martedì al sabato ore 21:00, domenica ore 18:00
Teatro Vascello
Via G. Carini, 78 – 00152 Roma
Prezzo: 20 € (intero), 15 € (ridotto)

lunedì 16 gennaio 2012

Oh Happy Day

Nell'accogliente atmosfera del teatro Cometa Off in zona Testaccio, è andato in scena l'omaggio a Giorgio Spaziani, la commedia Oh Happy Day!, con la regia di Emanuela Giovannini, che dimostra di avere grandi abilità di gestione dello spazio teatrale, andando a sfruttare ogni singolo metro quadrato del palco a disposizione senza assolutamente costringere alcun personaggio a doverlo abbandonare, grazie a un ben gestito e sincronizzato gioco di luci.
Incentrato sui lavoratori del ceto sociale medio-basso - di sicuro più "basso" che "medio" - Oh Happy Day! porta a teatro le vite sgangherate di un agente immobiliare, un'operatrice di call center, una collaboratrice domestica, un operaio e un istruttore di fitness. Si tratta di lavori precari con zero possibilità di far carriera, e proprio qui sta il "bello" (almeno per noi, di certo non per loro), e cioè le continue lamentale contro il capo, le litigate con i clienti, una ragazza innamorata di un appendiabiti, una pistola pronta all'uso, la non pubblicazione di un calendario, e così via.
Tutti questi elementi formano un cocktail dal sapore originale ma comunque attuale, poiché lo si può collegare al gusto amaro che lasciano in bocca come film Generazione 1000 euro, o libri come Il mondo deve sapere di Michela Murgia.
La recitazione, scaltra ma mai sopra le righe, sorretta da una sceneggiatura piena di monologhi, permette allo spettatore di entrare in sintonia con il personaggio. Non è difficile immedesimarsi, o trovare un'emozione che ci colleghi ad uno dei cinque protagonisti: nessuno è così diverso da riuscire a guardare l'opera della Giovannini con un occhio distaccato, perché noi tutti, o quasi, siamo o conosciamo almeno una persona che con quei personaggi condive tutto, dal carattere all'attaccatura dei capelli.
Guardando Oh Happy Day! viene spesso da ridere, ma insieme si prova vergogna, in quanto si "sghignazza" a proposito di situazioni davvero disagiate. Tuttavia il riso può essere terapeutico e curare la certamente drammatica empatia di cui sopra. Perciò si continua a ridere.
Oh Happy Day! ha vinto nel 2007 la Rassegna Nuove Sensibilità del Teatro Festival Italia di Napoli ed è stato rappresentato a Napoli, Macerata, Cagliari, Firenze, Milano e al Festival Castel dei Mondi di Andria. Nel 2010 è uscito vittorioso da il Piano Locale Giovani della Provincia di Roma e ha debuttato sempre a Roma con un nuovo cast (quello attuale). Nel 2011 ha vinto il Bando Iniziative Creative.

Oh Happy Day! 
Regia: Emanuela Giovannini
Interpreti: Paolino Blandano, Daniele Natali, Flavia Giovannelli, Emanuela Giovannini, Valentina Gristina, Gianluca Musiu
Luci: Giovanna Bellini
Coreografia: Silvia Gatti
Trainer Movimento: Ian Sutton
Produzione: Adynaton, con il coinvolgimento dei ragazzi dell'Officina di Teatro Sociale

lunedì 19 dicembre 2011

La bisbetica domata

Chissà se William Shakespeare era in grado di immaginare che le sue commedie sarebbero perdurate nell’arco dei secoli e forse sino alla fine del mondo, chissà… Di sicuro chi scrive ha un ego tale da pensare che qualcuno lo voglia leggere, ma quanto dovrebbe essere grande l’ego di Shakespeare, i cui scritti non sembrano invecchiare mai? Non importa che l’adattamento sia teatrale o cinematografico, quello che conta è che il suo cuore continui a battere all’interno di ogni singola battuta scandendone magici ritmi capaci di tenere incollati e concentrati sia lo spettatore di oggi che quello di ieri.
La bisbetica domata Shakespeare ci pone di fronte a una commedia all’interno di una commedia, e si deve considera anche la commedia della vita a cui partecipa ogni singolo individuo all’interno del teatro, quindi non solo gli attori, che è un mescolarsi continuo di storie che vanno via via a intrecciarsi e a portare tutti a seguirne una sola. Infatti appena il sipario rosso papavero si apre, le storie degli spettatori si amalgamano con quella di Sly, un ubriacone qualunque (un poveraccio come tanti, per dirlo in due parole) che viene convinto da alcun ricchi uomini di essere un potente signore appena risvegliatosi da una malattia durata 15 anni e che quindi deve per forza assistere a uno spettacolo in suo onore. L’uomo accetta, ed ecco qui che si va a formare la commedia all’interno della commedia della commedia: Sly diventa uno spettatore esattamente come una qualsiasi altra persona al di fuori del palco del Quirino e si prepara ad assistere all’avventura di Caterina (Vanessa Gravina) e Petruccio (Edoardo Siravo).
Numerosi sono i pretendenti alla mano di Bianca, la sorella minore di Caterina, e invece non ce n’è alcuno alla corte della maggiore, colei che il padre vorrebbe sistemare per prima. Caterina è ritenuta aggressiva, volgare, senza controllo, e sia gli uomini che le donne la temono, però ha un’enorme dote in eredità, e quando Petruccio, un veronese di passaggio a Padova, verrà a saperlo, non esiterà a sposarla e a insegnarle le giuste maniere a forza di punizioni, sia corporali che mentali, sino a che Caterina – rinominata da Petruccio “Gattina” – non sarà costretta ad arrendersi al suo uomo e verrà così domata. Quello che non è riscontrabile su carta – o sul web, in questo caso – è la sublime recitazione degli attori che piano piano accompagnano lo spettatore sino a farlo immergere nelle acque sicure e docili del loro mare. Una serie di avvenimenti, uno dopo l’altro, con parole scandite come fossero candidi suoni estasianti, faranno sorridere chi sta seduto in sala, in alternativa gli faranno scuotere la testa sino a farlo arrossire. Questa è la forza di questo spettacolo: continue emozioni a livello inconscio, che sono comunque tangibili e visibili.

La bisbetica domata
Regia: Armando Pugliese
Tratto dall’omonima opera di William Shakespeare
Cast: Vanessa Gravina, Edoardo Siravo, Carlo Di Maio, Vito Facciolla, Alberto Caramell, Elisabetta Alma, Emanuela Trovato, Gianluca Enria, Stefano Vona Bianchini, Maurizio Tomaciello, Valentina D’Andrea
Con la partecipazione di: Giulio Farnese
Musiche: Goran Bregovic
Scene e costumi: Andrea Taddei

lunedì 8 agosto 2011

SuperMax, due ore di super risate

Scordatevi “l’uomo dei pacchi”, l’ispettore di Distretto di polizia, qui siamo a teatro e Max Giusti ha modo di dar sfogo a tutto ciò che pensa, ha modo di esporre tutta la sua creatività di fronte a un pubblico, a volte un po’ timido, ma con il quale è in grado di interagire e scherzare. Dal vivo Max (“Più de Massimijà non me ce hanno mai chiamato”), orginario di Roma, zona Trullo, fa tutto un altro effetto! Si ride, e lo si fa davvero, e quando Max non riesce ad afferrarti, causa mischia o perché non eri proprio d’accordo con quella determinata idea, lui si prende in giro da solo e a quel punto le tue labbra inevitabilmente si increspano a mostrare tutti i denti.
Max Giusti in questo spettacolo si cala nei panni di un supereroe andando a calcare il palco All’ombra del Colosseo con rinnovato vigore. Praticamente non smette mai di muoversi durante l’arco dell’intero show cantando una canzoncina per l’occasione la cui prima strofa inizia con “Super Max” e procede con il signor Giusti che salta tirando un pugno all’aria. Probabilmente le risate sarebbero state maggiori se accompagnate da una bella calzamaglia, ma pur senza questo tipo di soddisfazione riesce comunque a coinvolgere il pubblico romano grazie a numerose gag relative alla città. Frasi del tipo: “Come è possibile che dovunque, ma proprio dappertutto, quando giri per Roma incontri un cartello che dà indicazioni per raggiungere l’Autidorium?”
Ovviamente le imitazione dei politici, come in tutti gli spettacoli made in Italy, regnano sovrane: tra le tante, se proprio c’è bisogno di dirlo, vince quella di un Berlusconi perennemente pronto a negare l’evidenza; lo accompagnano Di Pietro, che non è in grado di articolare frasi (figuriamoci concetti!), e Bossi, impossibile da capire senza l’ausilio di un traduttore.
Interessante l’utilizzo dei testi musicali per chiudere un discorso o dare risposte ai problemi attuali, non per il fatto che sia un’idea originale – dato che viene utilizzata da molti comici – ma per quell’abilità canora che non ti aspetti. Max Giusti oltre a saper far ridere, imitare e creare parodie sui “teorici appartamenti in vendita a quindici minuti dal centro”  si dimostra decisamente in grado di cantare. Lo showman regala due ore di spettacolo in cui si ride volentieri e con piacere. Saprà adattarsi a un pubblico composto da “non romani”? Staremo a vedere.
SuperMax, due ore di super risate
Di e con: Max Giusti
Dal 28 al 31 Luglio
All’Ombra del Colosseo
via di San Gregorio – Parco del Celio

lunedì 16 maggio 2011

A Sud di Nessun Nord

Nell’accogliente villa dell’Ambasciatore di Norvegia, Einar M. Bull, si è tenuta una breve conferenza stampa che è andata a presentare A Sud di Nessun Nord (titolo preso in prestito da Bukowski, non che c’entri qualcosa con l’opera dello scrittore americano), un’iniziativa volta a dimostrare che la Norvegia, la nazione europea più a nord, non è poi così diversa da quelle che si affacciano sul mediterraneo. Quello che si nota subito nella cultura norvegese, specialmente per quanto riguarda il lavoro, è che conoscendosi personalmente  le attività si fanno meglio e più velocemente. Un esempio esplificativo ne risulta osservando le loro fabbriche nel periodo natalizio dove il padrone, i finanziatori, e tutti coloro che sono a capo della catena vengono vestiti da Babbo Natale a distribuire regali ai dipendenti.
La Norvegia destina l’1% dei guadagni alla cultura, e se si pensa che il paese è composto da meno di 5 milioni di abitanti e che il loro stipendio medio è tre volte superiore al nostro ci si rende conto dell’enorme ammontare di questa cifra. In questa particolare occasione la cultura norvegese ha cercato di portare in Italia il proprio teatro su strada, un teatro con un pubblico pagante, e questo è ciò che più ci sorprende. Gli spettatori pagano 100 euro per uno spettacolo di cinque ore e lo spettacolo si svolge su strada, però non su un singolo punto ma su molteplici. Lo spettacolo inizia, ad esempio, a nord di un paese, con un paio di attori e poi, dopo una scena, ci si sposta in un altro luogo. Si continua in questa maniera sino a che non si fa un percorso che alla fine attraversa tutto il paese o una parte di esso. Nei 100 euro di biglietto è compresa anche una cena che, di solito, avviene dopo due-tre ore. Comunque non aspettatevi una tavolata imbandita, ma semplicemente della zuppa o qualcosa di semplice.
Questi spettacoli teatrali sono stati ora proposti a Roma, non su strada ma all’interno di un teatro, il Centrale Preneste dove, come avviene in Norvegia, verrà offerta la cena insieme allo spettacolo, tutto al costo di 30 euro a persona. Oltre agli spettacoli si può assistere a una serie di workshop dove si discuteva su come trovare fondi, sia pubblici che privati, per diversi progetti teatrali.